martedì 16 ottobre 2012

Italia: Contro la fame noi scommettiamo a Sud

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare! 

(Valentino Piazza, direttore ProgettoMondo Mlal) – La nostra scommessa è contare proprio sulle comunità di Africa e America Latina per dare voce alle realtà più povere e più deboli, quelle che più facilmente diventano invisibili e vengono pertanto dimenticate dai governi e dall’economia globale, escluse dai grandi programmi governativi.
Perché queste donne e questi uomini, paradossalmente, possono trasformarsi nella migliore e più efficace soluzione al problema. Unendo le forze e organizzandosi, queste famiglie possono diventare il motore di una agricoltura capace, non solo di garantire la sicurezza alimentare di quanti ci lavorano, ma anche di generare un surplus da vendere poi nei mercati, migliorando così la disponibilità di cibo per l’intera comunità.
La nostra esperienza in Africa e in America Latina è ricca di esempi che dimostrano come questo sia realmente possibile!
Il progetto “Mamma” in Burkina Faso è ad esempio un intervento sociosanitario integrato di prevenzione della malnutrizione, che comincia fin dall’ultimo periodo di gravidanza, passando per la promozione dei parti assistiti, per arrivare al monitoraggio capillare della crescita dei bambini durante primi 2 anni di vita.
In questo acso, vero motore del progetto, sono le “cellule nutrizionali”, ovvero gruppi di donne volontarie che, con l’assistenza degli inferimeri del progetto, gestiscono direttamente le attività di prevenzione a livello di singolo villaggio, curando direttamente i casi di malnutrizione allo stadio iniziale e segnalando invece ai Centri di Salute i casi di malnutrizione più gravi.
In Bolivia, grazie al progetto “Figli della miniera”, abbiamo invece introdotto il programma “merenda scolastica” nelle scuole di una regione rurale isolata che assicura cioè un pasto caldo a tutti i bambini delle scuole elementari.
La novità di questo progetto è però un’altra: gli alimenti utilizzati per la merenda scolastica non provengono dagli aiuti alimentari internazionali (spesso di origine straniera e con problemi oggettivi di qualità legati ai lunghi periodi di trasporto e alle condizioni di immagazzinamento), ma vengono forniti da un’associazione locale di piccoli produttori agricoli e, a partire dalle loro stesse produzioni agricole che come associazione hanno imparato a valorizzare, lavorandole e producendo farine multivitaminitiche e ad alto potere nutrizionale.
Gli ottimi risultati di questo progetto ci hanno spinto a replicarlo anche in altri Paesi. E così la merenda scolastica è stata introdotta con successo anche in Guatemala con il progetto “Edad de Oro” e ad Haiti nell’ambito del programma “Scuole per la rinascita”, un programma lanciato subito dopo il terribile terremoto del gennaio 2010, che abbina alla ricostruzione di 4 scuole l’avvio e cura di orti comunitari che diano sostenibilità alle mense scolastiche e costituiscano un laboratorio naturale per insegnare ai piccoli alunni basilari concetti di educazione alimentare e produzione agricola.
Sempre in questo ambito ricordiamo poi il progetto “Il mestiere di crescere” in Perù. Destinatari delle nostre attività sono in questo caso i bambini che fanno piccoli lavori informali nelle periferie di Lima. Qui le associazioni che tutelano i diritti dei bambini lavoratori, aiutate da alcune volontarie, gestiscono delle mense popolari che forniscono quotidianamente a questi bambini che vivono essenzialmente in strada un pasto equilibrato a un prezzo molto contenuto e pertanto accessibile. Con un alto valore educativo consideriamo anche l’intervento “Acqua” in Burkina Faso dove, in 62 scuole delle 3 regioni più povere del Paese africano, facciamo campagne di igiene e salute rivolte ai più piccoli, e collaboriamo alla costruzione di servici igienici adeguati e fonti pubbliche di approvigionamento di acqua potabile.
Un secondo gruppo di nostri progetti affronta il tema della sicurezza alimentare nelle aree rurali, in un’ottica di sovranità.
Il programma “Bolivia Campesina”, da dieci anni sta rafforzando le Organizzazioni Economiche Contadine in diversi dipartimenti del Paese latinoamericano, con risultati concreti in termini di aumento delle produzioni agricole alimentari, avvio di piccoli impianti agroindustriali a gestione cooperativa, commercializzazione associata a un nuovo marchio per produzioni “a kilometro 0”.
Sempre in Bolivia, il nuovo progetto “Qutapiquiña” apre un nuovo importate ambito di lavoro: quello delle produzioni agricole a forte contenuto ambientale. In una regione isolata dell’altipiano andino, tra i 3mila e i 4mila metri di altitudine, cioè, il progetto valorizzerà la produzione di lana di vigogna realizzata dalla locale orgranizzazione contadina. La vigogna è un animale che non è mai stato addomesticato. Il filato della sua lana è estremamente preziosa e l’unico modo per produrla è tutelare la popolazione di questo animale, conservando l’ambiente naturale in cui vive e mitigando i danni provocati dal cambiamento climatico.
Ad Haiti, i progetti “Piatto di Sicurezza” e “Nuove Energie” affrontano in modo integrato il tema della sicurezza alimentare e dell’accesso all’energia, da parte delle famiglie contadine, in un’ottica di salvaguardia e di recupero dell’ambiente.
Haiti è infatti il Paese più disboscato in assoluto al mondo e vive una forte crisi ambientale che ogni anno riduce la terra coltivabile redendola meno fertile.
Qui, aumentare la produzione di prodotti agricoli alimentari, passa necessariamente per un recupero dei suoli degradati e per la loro protezione attraverso azioni di riforestazione. Infine un progetto particolare, ma per noi forse simbolo del diritto universale al cibo, “Vita Dentro”, che in Mozambico lavora per rendere più umane le condizioni di vita dei minori carcerati e per far si che il periodo di detenzione non sia una condanna per tutta la vita (la vita media qui non supera ancora i 45 anni) ma piuttosto una opportunità di riabilitazione e di reinserimento dei giovani detenuti. Grazie a questo progetto, abbiamo dato vita a due aziende agricole in cui lavorano i detenuti in regime di semilibertà; le produzioni agricole di queste carceri sono destinate principalmente a migliorare la dieta giornaliera dei carcerati stessi.

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