venerdì 30 novembre 2012

Bolivia: Nuovo stop all'esportazioni di risorse alimentari

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!

(Luca Di Chiara da Cochabamba) - La Bolivia affronta oggi una forte crisi alimentare che sta aggravando la situazione di buona parte della popolazione locale in differenti regioni del paese, specialmente per le comunità rurali più isolate che ancora oggi lottano ogni giorno per la propria sopravvivenza. 
I produttori agricoli attribuiscono tale crisi e la conseguente riduzione della produzione locale alle restrizioni statali imposte dal governo Morales alle esportazioni. Siccità, in aree di primaria importanza per l'agricoltura, gelate, piogge incessanti, e altri cambiamenti climatici repentini, ma anche altre problematiche, quali il contrabbando e le proibizioni all'esportazioni alimentari, hanno compromesso seriamente la sicurezza alimentare della popolazione. Questa situazione ha spinto il governo boliviano a incentivare le importazioni di numerosi prodotti per soddisfare l’urgente domanda alimentare della popolazione.
La mancanza di alcuni alimenti primari, e il conseguente aumento dei prezzi, ha portato le organizzazioni agricole a protestare contro le mancate misure del governo.
Nonostante ciò, una delle sfide più importanti assunte proprio dal governo socialista di Morales, sarebbe la realizzazione di una politica di "sovranità alimentare" per migliorare il reddito degli agricoltori, piccoli e grandi, che rappresentano ancora oggi gran parte della popolazione, con conseguente aumento del PIL pro capite che contribuirà a migliorare la qualità della vita di tutti i boliviani.
Due strategie in particolare sono state adottate dal governo. La prima consiste nell’applicare un pacchetto di politiche agricole ritenute utili ad aumentare la produttività, quali il miglioramento delle sementi ed eliminazione dei batteri; la produzione di fertilizzanti e costruzione di serbatoi per la gestione delle risorse idriche; un miglioramento delle tecnologie con lo sforzo congiunto del governo, enti pubblici e privati, e la società civile; introduzione di tecnologie e macchinari agricoli innovativi.
Come seconda misura, il governo ha promesso una serie di programmi volti a migliorare il lavoro umano nei campi e promuovere lo sviluppo delle comunità attraverso incentivi finanziari, offrendo ad esempio materiali a basso costo per la costruzione di infrastrutture, serbatoi, sistemi di irrigazione, ecc.
Inoltre, il governo punta ad assicurare un’istruzione gratuita e una formazione per gli agricoltori con l’obbiettivo di migliorarne la produzione.
Queste ed altre strategie pubbliche, nonché i numerosi sforzi portati avanti da iniziative private e dalla stessa cooperazione internazionale, stanno contribuendo a portare i primi buoni risultati in questo percorso lungo e difficile che deve condurre la Bolivia alla piena ed effettiva sussistenza alimentare.
Anche come ProgettoMondo Mlal siamo impegnati su questo fronte, al fianco delle Organizzazioni contadine e insieme alla società civile, grazie a progetti quali Bolivia Campesina e il Mestiere di crescere, consapevoli della necessità di assicurare un livello di qualità della vita soddisfacente a sempre maggiori fette della popolazione locale, per ridurre ancora denutrizione, fame e povertà.

giovedì 29 novembre 2012

Perù: ricchi di biodiversità, poveri di nutrizione

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare! 

(Giulia Valania da Lima) - Uno dei paradossi più eclatanti in Perù è arrivare nelle comunità di Chopcca a Huancavelica, tra Paucará e Yaulidue, le più povere del Paese: ci accoglie un paesaggio lirico che dagli altopiani scende tra campi variamente coltivati, tra donne che vanno e vengono con greggi misti (principalmente pecore, ma anche mucche, lama e suini). E da queste parti vantano ben 98 varietà di patate, 15 di fagioli, 12 olluco, 15 di Mashua, 11 di oca (tubercoli andini), 2 di orzo , 3 di tarwi (varietà di legume) e vari ecotipi di cavolfiore selvatico. Eppure la stessa comunità vanta anche un tasso di denutrizione cronica che oscilla tra il 40% e il 55%: secondo i dati dell’INEI uno dei più alti del Paese. Vale a dire che pur essendo un centro di alta agrobiodiversità, paradossalmente, vi si trovano le popolazioni più povere. 
Dal momento che le colture andine sono note per il loro alto valore nutritivo, si è cominciato a studiare più da vicino gli effetti della coesistenza tra agrobiodiversità e malnutrizione, anche perché la letteratura scientifica sostiene al contrario, che l’agrobiodiversità garantisce una dieta più varia, quindi anche una migliore alimentazione. Lo studio non ha però riscontrato correlazioni tra malnutrizione cronica e la diversità dei parametri di questo campione. Non è stata appurata nemmeno una correlazione tra malnutrizione e tasso di produttività, o la misura e il numero di aziende agricole. Il che indica che produzione agricola e alimentazione non sono strettamente correlati. Una correlazione è stata invece trovata tra il numero di componenti della famiglia e un più alto tasso di malnutrizione: cioé le famiglie più numerose hanno maggiore malnutrizione. Quindi, contare su una maggiore varietà di alimenti, o su un raccolto migliore, non garantisce sempre una migliore nutrizione, che dipende quindi anche da altri fattori. 
La denutrizione cronica è misurata dal rapporto altezza/età sull'anello più debole: il bambino fino a 3 anni. Se dopo i 3 anni il bambino è posto sotto la curva di crescita, come fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è difficile invertire il ritardo. L'allarme viene dallo scarso sviluppo mentale associato a questo livello di malnutrizione. 
Lo stato nutrizionale dei bambini di Chopcca è drammatico: il 70% non soddisfa le raccomandazioni per l'assunzione giornaliera di ferro, zinco, acido folico e calcio, mentre la dose giornaliera raccomandata di proteine e vitamina C è soddisfatta da cereali e tuberi. Quando si interrompe l'allattamento al seno, compare la carenza di vitamina A. In realtà, la carenza di ferro è associato ad anemia, che a sua volta causa carenza sullo sviluppo cognitivo, mentre il deficit di zinco li rende più vulnerabili alle malattie. 
Allora, dove è l'idea che agrobiodiversità svolge un ruolo nella nutrizione? Il concetto di diversità nella dieta alimentare è differente dal concetto di agro-biodiversità, in quanto esso si concentra sui prodotti di origine animale, vegetali e frutta per i loro contributi in vari micronutrienti e non in quantità o varietà di raccolto. Così, mentre la diversità di dieta che accomuna patate, riso, frumento, orzo, avena, manioca in un solo elemento di carboidrati (ricchi in energia), può prevenire la malnutrizione; il numero di varietà di colture, la biodiversità agricola, svolge invece un ruolo chiave nel mantenimento della produttività in condizioni meteorologiche avverse e marginali. 
La variabilità genetica delle specie coltivate è uno strumento essenziale per contrastare le vicissitudini del clima, e i ceppi dominanti stanno cambiando o si mantengono a seconda di ogni stagione, adattandosi ai cambiamenti climatici. In definitiva solo indirettamente la diversità agrobiologica influisce sulla nutrizione e la sicurezza alimentare, essendo quest’ultima, a sua volta, influenzata dalla cultura.

mercoledì 28 novembre 2012

Mozambico: Siccità, prezzi alle stelle

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!

(Martina Adami da Nampula) - Secondo quanto dichiarato dalla FAO il prezzo dei cereali sta raggiungendo quasi i suoi massimi storici. E questa crisi, quasi si trattasse di un copione scontato e immune ai cambiamenti, andrà ad aggravare le già precarie condizioni dei più poveri. La grande siccità che quest’estate ha colpito gli USA e la Russia e che ha danneggiato gravemente i raccolti, ora sta facendo pagare le conseguenze a chi vive già in ginocchio la propria quotidianità. Secondo il Presidente della Banca Mondiale, l’Africa e il Medio Oriente sono le zone più a rischio.
 Le percentuali parlano chiaro: in Mozambico il prezzo del mais è cresciuto in un mese del 110% e corrono anche le quotazioni di grano e soia che nell’ultimo periodo sono aumentate del 30%.
A Nampula la popolazione risente in maniera pesante di questo incremento del costo dei beni primari. Una latta di farina da 20 kg, che a stento in un mese sfama una famiglia di 6 persone (il minimo da queste parti), è passata da 100 meticais a più di 200; un sacco da 20 kg di riso costa 150 meticais in più e se fino a tre mesi fa con 100 meticais era possibile portare a casa 5 kg di patate, ora a stento si raggiungono i 4kg.
Da mesi qui in Mozambico si sta parlando dell’aumento del prezzo del pane e dei trasporti e delle possibili contestazioni che la popolazione potrebbe portare avanti.
Nessuno qui ha dimenticato la rivolta del pane del 2010 e i disordini che ne sono seguiti, ma nonostante questo i prezzi hanno continuato ad aumentare e poco sembra essere cambiato. Nonostante la Banca Mondiale abbia investito quest’anno più di 9 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’agricoltura, la politica di una delle principali banche mozambicane si discosta da questo orientamento, scegliendo di sostenere non direttamente il settore primario, ma le imprese legate ad esso. “Appoggiare l’agricoltura non è compito di una banca commerciale”, sostiene in un’intervista l’attuale PCA della Banca Millenium BIM il 19 ottobre 2012 e aggiunge “bisognerebbe avere una banca specializzata”.

martedì 27 novembre 2012

Haiti: La radio che insegna a cucinare

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(Petra Bonometti da Fond Verettes) – Grazie ai corsi di cucina promossi dal Progetto, oggi due delle nostre beneficiarie, Chantal e Annecide, borsiste in una prestigiosa scuola di cucina della capitale, animano una trasmissione radio e nel contempo mantengono vivo il legame con la loro comunità d’origine. Attraverso delle lezioni flash di cucina via radio, il Progetto Viva Haiti porta dunque una ventata di novità a Fond Verettes, una delle zone più isolate e socialmente vulnerabili del Paese, introducendo l’arte della cucina tra gli argomenti di formazione e sensibilizzazioni rivolti alla popolazione locale. Nella prima puntata, dopo aver spiegato agli ascoltatori il loro personale processo di formazione e sviluppo professionale, Chantal e Annecide hanno quindi offerto anche qualche spunto di ricetta economica e facilmente replicabile, che richiede cioè ingredienti prodotti in loco. L’esperimento ha avuto particolare successo, tanto che, nella seconda parte della puntata, fioccavano al telefono le domande del pubblico. “Vogliamo approfittare di quest’anno di formazione – hanno poi spiegato le due ragazze- per diventare delle cuoche professioniste, e stimolare il settore nella nostra comunità”. “A Fonds-Verrettes –dicono infatti- non esiste nessun vero servizio di ristorazione, e la gente si ritrova a mangiare cibi cucinati al bordo della strada, in condizioni igieniche pessime, a tutto rischio della salute. Noi vogliamo invece innovare, in prodotto e servizio”. “Ma soprattutto –hanno tenuto a sottolineare le due beneficiarie del Progetto Viva Haiti - vogliamo contribuire a migliorare la vita della nostra gente e valorizzare i prodotti locali. In primo luogo, per una questione di accessibilità e di possibilità di trasporto: con le strade nello stato in cui si trovano non puoi mai sapere se la merce arriverà o meno. E poi, perché mangiare locale, è mangiare sano, significa mangiare bene e contribuire all’economia delle famiglie della tua terra”.

lunedì 26 novembre 2012

Burkina Faso: Acqua dell'autogestione

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Secondo la recente riforma per la gestione dell’acqua, tutti i villaggi in Burkina Faso dovrebbero creare un’associazione che al fianco dell’Amministrazione comunale co-gestisca i punti d’acqua.
In linea quindi con la riforma, in tutti i territori degli 8 comuni partner del Progetto Acqua, ossia 324 villaggi, sono state istituite e formate le “associazioni degli utilizzatori d’acqua”. La mole di lavoro per gli animatori è stata perciò tanta, e la costituzione delle singole associazioni ha richiesto diverse riunioni e aggiornamenti, e in comuni come Kampti e Loropeni con rispettivamente 114 e 73 villaggi, lo sforzo è stato senza dubbio maggiore.
Una volta regolarmente iscritte al registro Ufficiale, e firmata la convenzione con il Comune, l’ultimo passaggio per rendere le associazioni operative è stato definire il prezzo dell’acqua. Quest’ultimo passaggio costituisce ovviamente una vera sfida: come è possibile fare pagare ciò che è considerato da sempre un bene naturale e perciò gratuito? Anche in questo caso il lavoro di sensibilizzazione della popolazione fatto dagli animatori è stato, e continuerà ad essere importante.
L’obiettivo è che tutte le famiglie del villaggio versino una propria quota all’associazione che si occupa della gestione dei punti di rifornimento. Il fondo raccolto permetterà di riparare gli eventuali guasti, rendendo così autonoma ed efficace la gestione dell’associazione e garantendo una buona sostenibilità al nostro intervento. Una prima sessione per la definizione del prezzo dell’acqua si è svolta nel comune di Loropeni, alla presenza dei rappresentanti dei comitati di sviluppo di villaggio e degli animatori. È stata una sessione pioniera per l’intera regione di Sud-Ouest, e dunque si è fatta particolare attenzione per cogliere tutti gli input che permettono di migliorare l’approccio e di raggiungere così l’obiettivo anche con la popolazione interessata. Dopo una giornata di contini scambi e discussioni il prezzo dell’acqua è stato fissato all’unanimità in 3.000 franchi burkinabè all’anno per famiglia, ossia 4,50 €. da oggi proveremo ad estendere la stessa esperienza a tutto il territorio interessato.

sabato 24 novembre 2012

ITALIA: Un giorno con Melita, per parlare ai bambini di lotta alla fame

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Melita ha 12 anni e abita in un paesino del Guatemala dove il 72% dei bambini non mangia abbastanza. Sua mamma Roselia è una tipa piuttosto speciale che le insegna tanti piccoli segreti che le permetteranno di crescere meglio.
E anche noi, trascorrendo un giorno qualunque con Melita, scopriremo cosa vuol dire nutrirsi poco o male, capiremo quale fortuna abbiamo nel poter scegliere cosa coltivare e cosa mangiare, o quanto più gustoso sia un frutto fresco rispetto a uno conservato, e ci faremo un’idea più concreta di cosa si possa fare nella vita di ogni giorno per contribuire, seppure solo nel nostro piccolo, a cambiare la nostra vita e, se possibile, un po’ anche quella degli altri.
Un giorno con Melita” è il fotoracconto proposto da ProgettoMondo Mlal per la serie di letture animate che si stanno svolgendo anche in questi giorni in diverse città italiane nell'ambito della campagna “Io non mangio da solo”.
Scorrendo le pagine - che possono trasformarsi in una simpatica proposta natalizia per parlare ai bimbi di diritto al cibo e lotta alla fame-, la dolce Melita ci insegna a fare i conti con il diritto alla sopravvivenza anche a nome di altri 200 milioni di bambini. Tanti sono infatti i piccoli che ad oggi soffrono ancora la fame, oppure mangiano poco e male, il che li espone a gravi malattie o alla morte. Ogni anno infatti muoiono ancora 13 milioni di bambini sotto i 5 anni.
Melita ci invita dunque a visitare la sua casa, la sua scuola, la sua cucina… A conoscere i suoi amici, la sua famiglia e la sua gente.
ProgettoMondo Mlal è in Guatemala da quarant’anni. Tra i temi dei tanti Programmi di sviluppo realizzati fino ad oggi, particolarmente significativi sono quelli sulla sicurezza alimentare perché –come si legge nello stesso fotoracconto- hanno direttamente a che fare con la vita, con il diritto alla sopravvivenza di tutti noi. Si tratta infatti di interventi davvero capaci di cambiare la vita di una comunità.

info: ProgettoMondo Mlal – 045.8102105 - ionomangiodasolo@mlal.orgsostegno@mlal.org

venerdì 23 novembre 2012

Bolivia: I contadini scendono in città

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(Stefano Scrocco da Cochabamba) - In occasione della 5ª Fiera Internazionale delle Organizzazioni Economiche Contadine, si sono riunite a La Paz le rappresentanze provenienti da tutta la Bolivia per promuovere la Sovranitá e la Sicurezza alimentare del Paese. Oggi, a essere riconosciute a livello nazionale come Oecas sono ben 778 Organizzazioni, per un totale di 1 milione di famiglie contadine coinvolte, distribuite nei 9 dipartimenti della Bolivia. Obiettivo delle Oecas, e dunque della manifestazione nazionale organizzata a La Paz, è la promozione e la vendita dei rispettivi prodotti che variano da zona a zona: dalla salsiccia di pesce dell’Amazzonia, passando per la carne disidratata di lama dei contadini dell’altopiano fino alle marmellate dei piú svariati frutti delle valli boliviane. Non sono dunque mancati gli alimenti sani e naturali che i contadini ogni giorno trasformano, come il miele, i vini, i distillati, i cereali tostati (tra cui anche la Quinoa), il pane, i biscotti, i formaggi, nonché l’artigianato.
É stato un momento importante per poter valorizzare le produzioni delle diverse aree del Paese: 2 giorni durante i quali, tutti i contadini provenienti dalla campagna, hanno avuto l’occasione di farsi conoscere e promuovere la propria identità culturale nella città piú importante della Bolivia.
Perché anche i boliviani non mangiano da soli!, e ProgettoMondo Mlal li continua a sostenere con il Programma Bolivia campesina (Bolivia contadina), offrendo alle singole Organizzazione quel sostegno tecnico, formativo, professionale che può far fare loro il salto di qualità e trovare una buona collocazione sul mercato nazionale e regionale.

giovedì 22 novembre 2012

FOOD BLOGGER PER Il DIRITTO AL CIBO - Il 25 novembre a Milano

Foodblogger di tutta Italia si sono date appuntamento domenica 25 novembre a Milano.

Sul Naviglio Grande, all’angolo tra viale Gorizia e Ripa Porta Ticinese, apriranno dalle 9 alle 17 un succulento banchetto di… decorazione natalizie. Decorazioni fatte però tassativamente con prodotti alimentari: corone dell’avvento di pop corn, dunque, stelle comete di panpepato, omini di frolla e palline di zucchero. Ancora una volta lo slogan sarà “Io non mangio da solo”, un impegno che una novantina di operosissime food blogger si sono prese da qualche tempo con l’Organizzazione di volontariato internazionale ProgettoMondo Mlal per contribuire insieme a combattere la fame nel mondo, per quel che è possibile con un’iniziativa di questo tipo, ma soprattutto per diffondere la cultura del diritto al cibo che è uguale per tutti. Perché il cibo che deve essere sempre accessibile, quantitativamente sufficiente, qualitativamente corretto, ed economicamente giusto!
Ed è con questo obiettivo che la capitana delle 90 food blogger italiane che hanno già aderito alla campagna “Io non mangio da solo”, Virginia Portioli (“Lo Spilucchino”), promuove per il finesettimana questo appuntamento pubblico.
Un’occasione per incontrare e incontrarsi, scambiarsi ricette e nuove idee e, perché no, fare un po’ di solidarietà acquistando decorazioni belle, buone e giuste e una copia del calendario 2013 “Buono come il pane” con le 12 ricette illustrate selezionate al termine dell’omonimo contest dedicato alle food blogger.
L’intero ricavato della giornata andrà a sostenere 10 programmi di sviluppo in Guatemala, Haiti, Bolivia, Perù, Mozambico e Burkina Faso perché – da non dimenticare mai - mangiare è un diritto di tutti!

info: ProgettoMondo Mlal – 045.8102105 - ionomangiodasolo@mlal.org sostegno@mlal.org

Perù: Scuola e mensa per i bambini lavoratori

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(Lucila Cerna da Cajamarca) - La scuola “Jesús Trabajador” è stata fondata a Cajmarca nel 1995, dai Bambini e Adolescenti Lavoratori Organizzati del Manthoc, con l'obiettivo di offrire ai molti bambini e adolescenti lavoratori (NNATs) che, vivendo in situazione di povertà, non avrebbero altrimenti accesso alle istituzioni pubbliche, un’esperienza pedagogica alternativa e innovativa, riconosciuta comunque dal Programma Educativo Regionale (PER). Negli anni l’esperienza educativa è cresciuta ed è diventata anche progettazione, produzione e attuazione di una pedagogia che vuole articolare le dimensioni teoriche dell'istruzione classica con le attività più manuali che fanno ormai parte della vita quotidiana dei bambini e adolescenti lavoratori. Attualmente la scuola segue nelle loro esigenze, realtà e prospettive, 123 bambini e adolescenti lavoratori di età compresa tra 6-17 anni. Per le condizioni di vita personali e familiari lo stato di salute dei bambini in questa zona è molto vulnerabile e ciò influisce notevolmente sul loro apprendimento. Secondo gli ultimi dati a disposizione, il 50% dei bambini sotto i 5 anni di Cajamarca soffre di malnutrizione, e la maggior parte di anemia. Per questa ragione, la scuola del Manthoc offre servizi di assistenza sanitaria, assistenza psicologica, assistenza sociale e anche un supporto ai genitori. Ma il principale servizio extrascolastico è certamente rappresentato dalla Mensa che fornisce ai ragazzi 2 pasti giornalieri, prima colazione e pranzo, per una media giornaliera di 250 coperti. Il costo per i 2 pasti è di 5 soles (1.5 euro circa) e viene sostenuto da genitori, Comune e i sostenitori italiani del Progetto “Il mestiere di crescere”. Il servizio Mensa viene seguito da un medico e da una nutrizionista dell’Ospedale Regionale di Cajamarca che, in base a un accordo con il Manthoc, offrono gratuitamente il proprio supporto professionale. I pasti che vengono preparati in mensa sono basati su prodotti locali e rispondono a un programma di diversificazione alimentare che risponde alle esigenze di alunni con queste caratteristiche e problematiche. Ad alunni e genitori vengono proposte anche lezioni e incontri sulla corretta nutrizione e sulla prevenzione della malnutrizione. Per cui, oltre all’aspetto strettamente nutritivo, la Mensa della scuola Jesús Trabajador è diventata nel tempo uno spazio di condivisione, crescita personale, rafforzamento dell’identità e maturazione di una coscienza sociale che poi si riflette in tutte le attività che vengono proposte ai bambini e ragazzi di Cajamarca.

mercoledì 21 novembre 2012

Mozambico: Il topo che fa acquolina in bocca

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(Francesca Grego da Nampula) – Ero sul treno da Nampula a Cuamba: 360 km immersi in uno dei più suggestivi spaccati di vita mozambicana, e osservavo gli altri passeggeri locali fare passare le 14 ore di viaggio sgranocchiando spiedini di topo, fritto, o grigliato.
Nel nostro immaginario il topo è maggiormente associato alla sporcizia, alle malattie, oltre che essere semplicemente un animale per il quale si prova ribrezzo e anche paura.
Ma in Mozambico, con metà della popolazione sulla soglia della povertà assoluta e con i prezzi del pane che aumentano gravando ancora e sempre sulle fasce più deboli, l’immagine associata al topo è un po’ diversa, per ovvie ragioni.
Nel villaggio di Madamba, per esempio, i locali sono per lo più tutti impegnati nella cattura e nella vendita di ratti, che fanno parte della cucina locale e vengono considerati un piatto prelibato. Uno spiedino con 6-7 topi arrostiti costa circa 30 centesimi e un cacciatore di topi può guadagnare fino a 3 dollari al giorno, che per lo standard mozambicano rappresenta una cifra dignitosa.
Anche a Gurue, verdissima località montana a 260 km da Nampula, nota per la pace, la tranquillità e la natura selvaggia, nonché per la produzione del tè, il mercato del paese offre una novità rispetto alla tipica gamma di cibo locale: spiedini di topo, fritto, o grigliato.
Ma ritrovo questo insolito “manicaretto” anche nei nostri itinerari quotidiani, quando, all’altezza di Monapo, si lascia la strada principale per prendere i 40 km di sterrato che attraverso campi di cotone e luoghi incontaminati ci porteranno al carcere di Itoculo. Davanti alla prigione, mi viene incontro David, un detenuto di 23 anni che mi saluta porgendomi la mano sinistra perché nella destra nasconde due topi: “Scusa, sì, li ho uccisi proprio un attimo fa - mi dice- sono per il pranzo. Adesso li friggo”.
Ormai i miei colleghi mozambicani ridono quasi comprensivi quando, al grido “rato!”(topo), salto sul tavolo con un’agilità olimpionica…

martedì 20 novembre 2012

Haiti: insicurezza alimentare è insicurezza umana

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(Petra Bonometti da Fonds Verettes) - Ad Haiti l’insicurezza umana, oltre che alimentare, non solo persiste, ma si sta persino aggravando in tutto il paese. E questo nonostante gli aiuti umanitari giunti massivamente nel paese dal terremoto del 12 gennaio 2010, che provocò 300.000 morti e 1 milione e mezzo di sfollati. A rivelarlo è il report della Federazione Internazionale sui diritti umani, di cui fanno parte diverse organizzazioni nazionali, la rete nazionale dei diritti umani e il Centro Ecumenico dei Diritti Umani. Tra le pagine del dettagliato studio si trova un’ampia panoramica sull’assenza di tutela e garanzia dei diritti umani dei senzatetto e dei detenuti, e sulla endemica e costante situazione di insicurezza alimentare in cui versa tutta la nazione. Basti dire che l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, 370.000 vittime del terremoto vivono ancora nelle tendopoli, e la riduzione dell’estensione degli accampamenti umani è conseguenza dell’espulsione forzata della gente più che dal loro ritorno in alloggi sicuri. Bisogna sottolineare che l’insicuro e insufficiente accesso al diritto fondamentale al cibo aggrava le condizioni di vulnerabilità della popolazione di tutti i dipartimenti del paese, acutizzandosi in corrispondenza delle catastrofi naturali e legandosi inscindibilmente al degrado ambientale causato dall’inquinamento, dal disboscamento, dall’assenza di gestione dei rifiuti, dalla distruzione delle risorse naturali e dall’assenza di una pianificazione territoriale soddisfacente e ancor meno della sua applicazione. L’articolo del giornale Alterpresse del 12 novembre che riporta i risultati del report citato, avanza che la condizione di insicurezza umana della popolazione è conseguenza delle scelte di politiche economiche nazionali condizionate profondamente dagli attori internazionali, che rispondono spesso a interessi diversi dal miglioramento della qualità di vita e che trovano un alleato pericoloso nelle pratiche di corruzione dei governi nazionali e locali. Per citare un esempio, lo sviluppo economico promesso dalla cooperazione statunitense attraverso la promozione del centro industriale di Caracole (Nord-Est), costituisce un disastro ambientale in divenire. Questi fattori si combinano con la prevalenza di politiche pubbliche di corto periodo, dominate da interessi particolari o dati dalle contingenze. Ciò in forte contrasto con l’esigenza di strategie di largo orizzonte fondate su obiettivi di effettivo miglioramento di reale accesso ai diritti fondamentali e all’inclusione sociale, e realizzate attraverso interventi coordinati, coerenti e capaci di far fronte alla molteplici problematiche alla base dell’insicurezza umana.

lunedì 19 novembre 2012

Burkina Faso: Malnutrizione e spiriti maligni

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Gran parte delle popolazioni che vivono nei villaggi in contesto rurale non conoscono, né riconoscono, la malnutrizione, e sono ancora moltissimi gli sforzi ancora da compiere, da parte del personale sanitario in primis e anche delle Ong, affinché la malnutrizione venga riconosciuta un fenomeno importante e tra le prime cause di buona parte delle malattie che colpiscono i bambini tra 0 e 59 mesi.
Ne è prova questa storia che ci ha raccontato il referente nutrizionale del nostro Centro di Salute nel villaggio di Tamassari: un bambino di 2 anni e mezzo era stato rimpatriato in Costa d’Avorio perché, a detta del compagno della mamma del bambino, uno “spirito maligno” si era impossessato del piccolo e bisognava evitare in tutti i modi che il maligno spostasse la sua ira anche sui genitori.
Il bambino aveva cominciato ad ammalarsi spesso e a dimagrire sempre di più, tanto da cambiare forma del viso e del corpo. Tutte le persone vicine alla coppia, ma soprattutto all’uomo, avevano iniziato a insinuare il dubbio che il bambino non avesse appunto una natura umana.
Per la coppia quello è stato un periodo dolorosissimo e avevano davvero iniziato a credere che uno spirito maligno si fosse impossessato di lui. Il bambino era talmente dimagrito che attraverso la pelle, ormai quasi trasparente, sembrava di intravedere persino l’intestino incollato alla sua colonna vertebrale.
A questo punto, secondo la credenza popolare, il bambino doveva essere riportato al villaggio di nascita, altrimenti uno dei due genitori sarebbe morto.
Una volta al villaggio, il bambino era stato affidato alle cure della nonna che lo aveva portato al Centro di salute dove poi gli è stata diagnosticata la malnutrizione severa.
La nonna stessa non voleva crederci, ha esitato a lungo prima di accettare la diagnosi ma, alla fine, aiutata dalle animatrici del Progetto ha accettato di curarlo ed è stata istruita nella preparazione di pappette arricchite per poter recuperare il bambino.

sabato 17 novembre 2012

Italia: Un Natale più buono per tutti

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L’ottava edizione del biglietto di auguri di ProgettoMondo Mlal promette un 2013 più buono!
Migliore possibilmente di quel che faticosamente stiamo lasciandoci alle spalle, e possibilmente anche soltanto “buono” come lo è il cibo semplice che dovrebbe essere garantito ogni giorno a tutti gli abitanti della terra, che potrebbe cioè essere prodotto, trasformato e venduto secondo criteri di sicurezza, giustizia, qualità e solidarietà, se soltanto avessimo tutti a cuore, nello stesso momento e allo stesso modo, un benessere comune e condiviso.
Il doppio cartoncino orizzontale che “racconta” tutto questo è ancora una volta stato disegnato dall’illustratrice romana Barbara Alioisio che ormai da 8 anni firma ogni anno il biglietto solidale di ProgettoMondo Mlal.
Ogni anno un augurio e un tema particolari, per accompagnare ai nostri auguri un pensierino piccolo piccolo per qualcosa che però possa costituire un obiettivo che vada anche un po’ appena oltre i nostri personali futuri.
Così un anno ProgettoMondo Mlal ha puntato su chi sogna di cambiare, un anno su chi combatte una propria battaglia con la sopravvivenza, un anno ha pensato a quanti, pur parlando un’altra lingua e un’altra cultura, vivono accanto a noi. Forte della sua esperienza quarantennale in America Latina e Africa, poi, ProgettoMondo Mlal non poteva non dedicare i propri auguri alle comunità indigene sparse in tutto il Sud del mondo, ai singoli Paesi che nell’indifferenza della maggioranza costruiscono con fatica il proprio quotidiano, quindi agli abitanti della terra più piccoli che difendono il proprio diritto a crescere. Infine, quest’anno, in coincidenza con la campagna “Io non mangio da solo” sul diritto a un’alimentazione sicura e giusta in tutto il mondo, ecco a fianco del nuovo calendario 2013 “Buono come il pane” (12 ricette fatte con gli avanzi di pane per sostenere l’impegno quotidiano di tutti nella lotta alla fame), anche il nuovo biglietto di auguri. Stampato a tiratura limitata, su prezioso cartoncino uso mano e a colori, viene proposto in cambio della modesta offerta di 3 euro con busta e possibilità di personalizzazione anche per aziende, studi professionali o amministrazioni.
L’intero ricavato andrà a sostenere, come attesta lo stesso biglietto, la realizzazione di 10 diversi Programmi di sviluppo che ProgettoMondo Mlal sta portando a compimento in Burkina Faso, Mozambico, Bolivia, Perù, Guatemala e Haiti, a favore delle mamme africane e dei loro piccoli, degli alunni delle scuole andine, dei bambini di strada, delle organizzazioni contadine boliviane, dei minori trasgressori ospiti delle strutture carcerarie di Mozambico e Bolivia, delle vittime dei terremoti e uragani di Haiti e Guatemala.
Molte le aziende o famiglie che ormai con continuità scelgono di raddoppiare senso e valore dei propri auguri, inviati a parenti, amici, clienti e partner, acquistando da ProgettoMondo Mlal uno o più dei suoi 8 messaggi.
La scelta e le motivazioni per farlo, siamo d’accordo tutti, non mancano!

Se vuoi scegliere un altro biglietto, clicca qui
Per info: sostegno@mlal.org - 045.8102105

venerdì 16 novembre 2012

Bolivia: A scuola i prodotti coltivati da papà

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(Anna Alliod da Cochabamba) – A Potosì, nella zona della Bolivia più colpita dalla denutrizione infantile, ProgettoMondo Mlal ha firmato un accordo con il municipio di Cotagaita per la fornitura di prodotti locali, da parte delle Organizzazioni contadine del nostro Programma di sviluppo, quali integratori dell’alimentazione scolastica.
Si tratta di un risultato importantissimo: le scuole coinvolte sono 130 e ciò rende possibile che, circa 7.500 alunni delle scuole elementari, mangino alimenti coltivati dai loro stessi genitori, nei pochi angolini di terra fertile lungo i fiumi.
Finora sono stati forniti alle scuole 6.470 chili di farine di granoturco e di fave, dei preparati per fare un budino superproteico e 5.520 Kg di zuppe pronte, combinate con miscele di farine e di erbe aromatiche.
Un esempio da diffondere e moltiplicare anche negli altri comuni che si sono dimostrati interessati a questa formula che combina insieme sviluppo rurale locale e corretta nutrizione.

giovedì 15 novembre 2012

Perù: Biodiversità e solidarietà, binomio della corretta alimentazione

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!

(Alicia Gamarra da Ayaviri) - Nato ad Ayaviri in Perù, il Gies è una delle più interessanti articolazioni tra associazioni in materia di economia solidale: attiva da alcuni anni, oggi raccoglie 12 organizzazioni di primo e secondo livello, in larga maggioranza donne, tra cui anche la cooperativa di risparmio Tikariy e l’associazione di artigiane APAAM. Queste organizzazioni di donne si sono unite proprio allo scopo di migliorare in efficienza produttiva e per ottenere prestito solidale per aiutare le rispettive famiglie.
Tra i gruppi affiliati al Gies di Ayaviri, troviamo l’Associazione Nazionale di Produttori Ecologici del Perú (ANPE), interamente composto da donne che si dedicano alla produzione di grani andini, in particolare della quinoa ecologica, cañihua e kiwicha.
L’Anpe raccoglie in tutto il Paese 12 mila soci produttori e ha come scopo la diffusione dell’agroecologia familiare e la difesa della biodiversità, rigorosamente secondo i principi di solidarietà e sostenibilità ambientale. Infatti la produzione ecologica di grani andini sull’altopiano peruviano è fortemente legata all’identità culturale, e alla ferma volontà di cambiamento sociale attraverso la solidarietà.
Il gruppo di donne di Ayaviri costituisce un esempio di emancipazione economica che viene realizzato sulla base della difesa dell’ambiente e un forte sentimento di responsabilità, tra cui la rivendicazione e la tutela del diritto al cibo, e a un cibo di qualità. Anpe Ayaviri produce per l’autoconsumo delle sue socie, per il mercato locale, per i consumatori di Lima e anche per l’estero. Anima dell’Anpe ad Ayaviri è la signora Rosario Gates dall’insopprimibile passione per le proprie radici. ProgettoMondo Mlal ha partecipato alla creazione del Gies Melgar e sostiene ancora l’esperienza dell’ANPE Ayaviri, dell’APAAM, della Cooperativa Tikariy, con progetti che vogliono diffondere il principio della sovranità alimentare, grazie al rafforzamento dell’agricoltura familiare sempre più legata ai principi di difesa della biodiversità e della solidarietà sociale.

mercoledì 14 novembre 2012

Mozambico: Attenzione ai polli in saldo!

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!  

(Francesco Margara da Nampula) – Negli ultimi tempi a Nampula si sta propagando un fenomeno del tutto inaspettato. Da qualche giorno sono comparsi sul mercato polli a prezzi stracciati. Normalmente un pollo vivo può arrivare a costare circa 4 euro (110 meticais), mentre per averlo congelato si devono spendere pochi centesimi in più (120-130 meticais). Ora però, per strada, si trovano pennuti a 2 euro.
Qualcuno potrà pensare che è una cosa positiva, che l’accesso alla carne di pollo in questo modo sarà maggiore, e che quindi molte famiglie potranno migliorare la propria dieta. Ma alle volte le cose vanno guardate da un altro punto di vista.
ProgettoMondo Mlal ha da tempo investito tempo e risorse nella riabilitazione e gestione di un allevamento aviario nel Carcere Femminile della Rex, e con risultati fino ad oggi molto confortanti. Adesso però tale attività rischia di essere boicottata dal mercato, dove la più grande impresa produttrice di polli in tutta la provincia di Nampula sta lanciando sul mercato polli per 80 meticais. La domanda è sempre la stessa, ma se l’offerta sale –come ci insegna Keynes- il prezzo scende.
Ma anche Keynes ammetteva che la sua legge della domanda-offerta non era perfetta. E quindi dobbiamo inserire nella formula una variabile del tutto ignota.
Sì, perché se i costi di produzione restano uguali, come è possibile che il prezzo alla vendita sia così basso? Gestendo noi l’aviario della REX posso assicurare che per produrre un pollo si spendono più o meno 70-80 meticais, ovvero la stessa cifra che la Novos Horizontes sta chiedendo per i suoi prodotti. E il guadagno? A conti fatti non dovrebbe esserci. Cosa ci guadagna perciò una grande impresa a lanciare sul mercato più di 35.000 polli a prezzi stracciati?
La risposta purtroppo noi non la conosciamo, ma possiamo riportare un fatto accaduto una settimana fa: hanno chiamato dalla REX comunicando che alcuni polli stavano morendo per cause sconosciute. Abbiamo perciò contattato un veterinario, il quale ci ha indicato un medicinale da somministrare con l’acqua di abbeveraggio, cosa che abbiamo prontamente eseguito. Il giorno dopo i polli erano in piena salute, e a oggi tutti i pennuti sono in perfetta forma! La domanda quindi adesso ha una nuova variabile, la possibilità di una “svendita” per non perdere il valore investito.
Ecco che forse, una risposta alla domanda, l’abbiamo trovata, ma non è una certezza. Per non correre rischi, quindi, continueremo a monitorare la situazione e a mangiare i polli prodotti dalle detenute che senz’ombra di dubbio sono più oneste delle imprese straniere coinvolte in questa strana corsa al ribasso dei prezzi.

martedì 13 novembre 2012

Burkina Faso: La fettuccia salvavita

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!  

(Marianna Mormile da Gaoua) - L’ultimo screening effettuato nei villaggi coinvolti dal Progetto ha evidenziato 631 casi di malnutrizione moderata e 76 di malnutrizione severa. Si attendono ora i nuovi risultati sperando che siano migliori, anche se la stagione delle piogge statisticamente è quella che, vista la fine delle scorte annuali di cereali e l’attesa del nuovo raccolto, corrisponde per la dieta famigliare al periodo di maggiore rischio.
Tutti gli esperti in materia concordano che soltanto uno screening trimestrale può evidenziare, e al tempo stesso curare, i casi di malnutrizione.
Per screening si intende prendere le misure dell’avambraccio di un bambino tra 0 e 59 mesi con una apposita fettuccia che ha tre bande: una verde, una gialla e una rossa. La banda verde corrisponde a uno stato di buona nutrizione, quella gialla segnala che il bambino è ad uno stadio di malnutrizione moderata (MAM) e infine il rosso indica lo stadio di malnutrizione severa (MAS).
Si tratta di un metodo semplice e intuitivo, che permette alle animatrici o alle persona-risorsa del villaggio di svolgere, pur non avendo una formazione sanitaria, questo tipo di esame così da segnalare poi i risultati agli agenti sanitari e costruire insieme le soluzioni da adottare.
Per le mamme il fatto più significativo è proprio quello di avere l’opportunità di esporre il proprio bambino alla misurazione perché, il più delle volte, seppure coscienti del fatto di avere un problema, sono invece ignare del fatto che, tramite il Progetto Mamma, possono conoscerne l’entità e, cosa più importante, risolverlo.
A seconda del colore segnalato dalla fettuccia, le animatrici e il personale sanitario spiegano poi di volta in volta ai genitori quali sono i passi da compiere.
Per i casi di malnutrizione severa è previsto da parte del servizio sanitario la presa in carico dei singoli pazienti e ai genitori viene richiesto di portare il bambino al centro di salute nel più breve tempo possibile per poter beneficiare delle prime cure e ricevere la fornitura di cereali, vitamine e farine arricchite previste per il recupero dei malnutriti severi.
In questi casi, per le famiglie coinvolte, il problema è la distanza dei Centri di salute dai loro villaggi che da sola diventa motivo di scoraggiamento visto che non possono nemmeno permettersi di pagare il mezzo di trasporto.
Una procedura a parte seguono i casi di malnutrizione moderata. Infatti il sistema sanitario non prevede sovvenzioni per la cura di questo tipo di malnutrizione che, in realtà, non è che la porta d’ingresso alla malnutrizione severa, e alla quale se non si pone subito rimedio rischia di apportare conseguenze più gravi per il bambino.
Le dimostrazioni culinarie promosse dal Progetto Mamma! per le mamme dei malnutriti moderati spingono a mettere in pratica le ricette e i consigli delle animatrici, e quindi a limitare i danni e nel breve termine a ristabilire lo stato di salute del bambino.
Inoltre, grazie al Gruppo d’interesse sulla nutrizione, capitanato dall’Unicef, che accoglie al suo interno gli Organismi di cooperazione e le Organizzazioni che lavorano nel settore, si sta cercando di ampliare la copertura sanitaria anche alla malnutrizione moderata. In questo modo si eviterebbe l’aumento dei casi di malnutrizione severa, e quindi tutta una serie di possibili complicazioni al bambino. E’ infatti più probabile riuscire a recuperare una malnutrizione moderata rispetto a una severa, e perciò l’investimento del governo, sebbene della stessa ampiezza, sarebbe più efficace.