giovedì 29 novembre 2012

Perù: ricchi di biodiversità, poveri di nutrizione

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(Giulia Valania da Lima) - Uno dei paradossi più eclatanti in Perù è arrivare nelle comunità di Chopcca a Huancavelica, tra Paucará e Yaulidue, le più povere del Paese: ci accoglie un paesaggio lirico che dagli altopiani scende tra campi variamente coltivati, tra donne che vanno e vengono con greggi misti (principalmente pecore, ma anche mucche, lama e suini). E da queste parti vantano ben 98 varietà di patate, 15 di fagioli, 12 olluco, 15 di Mashua, 11 di oca (tubercoli andini), 2 di orzo , 3 di tarwi (varietà di legume) e vari ecotipi di cavolfiore selvatico. Eppure la stessa comunità vanta anche un tasso di denutrizione cronica che oscilla tra il 40% e il 55%: secondo i dati dell’INEI uno dei più alti del Paese. Vale a dire che pur essendo un centro di alta agrobiodiversità, paradossalmente, vi si trovano le popolazioni più povere. 
Dal momento che le colture andine sono note per il loro alto valore nutritivo, si è cominciato a studiare più da vicino gli effetti della coesistenza tra agrobiodiversità e malnutrizione, anche perché la letteratura scientifica sostiene al contrario, che l’agrobiodiversità garantisce una dieta più varia, quindi anche una migliore alimentazione. Lo studio non ha però riscontrato correlazioni tra malnutrizione cronica e la diversità dei parametri di questo campione. Non è stata appurata nemmeno una correlazione tra malnutrizione e tasso di produttività, o la misura e il numero di aziende agricole. Il che indica che produzione agricola e alimentazione non sono strettamente correlati. Una correlazione è stata invece trovata tra il numero di componenti della famiglia e un più alto tasso di malnutrizione: cioé le famiglie più numerose hanno maggiore malnutrizione. Quindi, contare su una maggiore varietà di alimenti, o su un raccolto migliore, non garantisce sempre una migliore nutrizione, che dipende quindi anche da altri fattori. 
La denutrizione cronica è misurata dal rapporto altezza/età sull'anello più debole: il bambino fino a 3 anni. Se dopo i 3 anni il bambino è posto sotto la curva di crescita, come fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è difficile invertire il ritardo. L'allarme viene dallo scarso sviluppo mentale associato a questo livello di malnutrizione. 
Lo stato nutrizionale dei bambini di Chopcca è drammatico: il 70% non soddisfa le raccomandazioni per l'assunzione giornaliera di ferro, zinco, acido folico e calcio, mentre la dose giornaliera raccomandata di proteine e vitamina C è soddisfatta da cereali e tuberi. Quando si interrompe l'allattamento al seno, compare la carenza di vitamina A. In realtà, la carenza di ferro è associato ad anemia, che a sua volta causa carenza sullo sviluppo cognitivo, mentre il deficit di zinco li rende più vulnerabili alle malattie. 
Allora, dove è l'idea che agrobiodiversità svolge un ruolo nella nutrizione? Il concetto di diversità nella dieta alimentare è differente dal concetto di agro-biodiversità, in quanto esso si concentra sui prodotti di origine animale, vegetali e frutta per i loro contributi in vari micronutrienti e non in quantità o varietà di raccolto. Così, mentre la diversità di dieta che accomuna patate, riso, frumento, orzo, avena, manioca in un solo elemento di carboidrati (ricchi in energia), può prevenire la malnutrizione; il numero di varietà di colture, la biodiversità agricola, svolge invece un ruolo chiave nel mantenimento della produttività in condizioni meteorologiche avverse e marginali. 
La variabilità genetica delle specie coltivate è uno strumento essenziale per contrastare le vicissitudini del clima, e i ceppi dominanti stanno cambiando o si mantengono a seconda di ogni stagione, adattandosi ai cambiamenti climatici. In definitiva solo indirettamente la diversità agrobiologica influisce sulla nutrizione e la sicurezza alimentare, essendo quest’ultima, a sua volta, influenzata dalla cultura.

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