mercoledì 7 novembre 2012

Guatemala: Alimentazione e discriminazione

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!  

(Gaia Consadori da Chimaltenango) - Un recente rapporto del BID (Banco Interamericano de desarrollo) ha messo in evidenza come le donne guatemalteche siano “basse e denutrite”: l’altezza media delle donne originarie dei dipartimenti dell’Occidente arriva ad esempio raramente a 1.50 metri.
Così la discriminazione etnica e l’emarginazione locale si sommano alla discriminazione di genere, rendendo ancora più difficile per la donna uscire dagli schemi della miseria. Perché anche la cattiva alimentazione, propria e dei propri figli, è alla fine solo una delle conseguenze di una serie di fattori, tra i quali gioca appunto un ruolo importante la disuguaglianza di genere.
In Guatemala non è raro sentire dire: “Questo accade quando si vogliono tanti figli”, oppure “perché sono ignoranti”, o anche “non sono delle brave madri perche non riescono a mantenere i loro figli”. Tutto questo, in un contesto prevalentemente rurale, in cui le figlie femmine non vengono ritenute degne di ricevere alcun tipo di educazione e considerate solo per l’obbligo/dovere nei confronti dei propri mariti e di lavorare dall’alba al tramonto.
Investire in salute, educazione e sicurezza di una bambina può invece essere una ricetta importante. Fare crescere bambine ben nutrite che vanno a scuola, che non si sposano già a 13 anni, può diventare la chiave per lo sviluppo di intere comunità.
E’ dimostrato che, rispetto agli uomini, le donne investono una percentuale maggiore delle loro entrate in famiglia e comunità, e che le donne che hanno un’istruzione tendono ad avere un numero minore di figli e, dunque, anche per questo investire nelle figlie femmine non è facile.
Esistono molti pregiudizi, e sopratutto l’idea che le donne siano un soggetto passivo e dipendente, che non debbano andare a scuola “perché devono rimanere ad aiutare in casa”.
Da qui la condanna a essere madri già da adolescenti, con bimbi malnutriti, con salari anche il 30% più bassi degli uomini (nell’area urbana). E naturalmente la disuguaglianza ha conseguenze sulle generazioni future. Investire sulle bambine significherebbe rompere il modello della donna bassina e malnutrita.
Con questi stessi pregiudizi e convenzioni si confrontano ogni anno i coordinatori e maestri del Centro Monte Cristo di Chimaltenango che, proprio all’inizio dell’anno scolastico organizzano incontri con le famiglie delle comunità circostanti con l’obiettivo di convincerle a mandare a scuola le proprie bambine e anche le figlie più grandicelle. Un lavoro di convincimento che dura l’intero ciclo scolastico per evitare che, magari dopo qualche mese, vengano ritirate con la motivazione “se dovrà occuparsi di casa, figli e marito, a cosa serve andare a scuola?”.

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